“Quando io considero i tuoi cieli,
opera
delle tue dita, la luna e le stelle che tu
hai
disposte, che cos'è l'uomo
perchè tu ricordi?
Il figlio
dell'uomo perchè tu ne prenda cura?”
(Salmo 8:3-4)
I cieli che ci sovrastano hanno la
capacità, quando ci
fermiamo a contemplarli, di farci comprendere la
grandezza
del Creatore e la piccolezza della nostra natura umana.
Davanti a una serata stellata abbiamo
anche noi alzato
gli occhi, ma forse non abbiamo fatto
le stesse riflessioni
del salmista Davide, non ci siamo
sentiti piccolo fino al
punto da esclamare:
“che cos'è l'uomo che tu n'abbia
memoria?”
Dopo aver contemplato, siamo ritornati
a comportarci
con la stessa attitudine, abbiamo
continuato a dimenticare
la nostra piccolezza e I nostri limiti
e la nostra vita non è
arrivata a una svolta decisiva.
Non siamo riusciti a scorgere la
bellezza che scorgeva il credente
Davide, abbiamo dimostrato di non
possedere la fede che lo
caratterizzava, di non aver fatto le
sue stesse esperienze con Dio.
La creazione parla al cuore del
credente delle perfezioni
del Creatore illumina i suoi occhi, rinforza il suo
desiderio di continuare a
camminare con Dio è uno
spettacolo che
lo fa riflettere sui suoi bisogni e ringraziare
il Signore per tutta
l'opera Sua.
L'occhio che non scorge tutto questo è
l'occhio dell'incredulo,
quello dell'uomo che se non apre il suo
cuore alla presenza di Dio
e si ostina a vivere nel suo peccato,
continuerà a non vedere
e a non godere di queste meravigliose
realtà che pure nonostante
l'incredulità continueranno ad
esistere.
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