News, scoperte archeologiche


Un campo dove la scienza e la fede sono stretti alleati è sicuramente 
quello dell’archeologia. Negli ultimi cento anni la portata 
delle scoperte realizzate nei dintorni di Gerusalemme 
ha permesso di spazzare via secoli di teorie anti-cristiane, le quali 
identificavano Gesù e i Vangeli come  
inattendibili frutti di mitologie e invenzioni umane

Oggi non soltanto non è più possibile negare l’esistenza 
storica di Gesù, ma è possibile sostenere con la maggior parte degli 
storici che i Vangeli (almeno tre su quattro) sono opere  
immediatamente successive alla Sua morte, quando 
ancora erano in vita testimoni oculari (che facilmente avrebbero 
potuto smentire informazioni false).



Ha provato a fare un rapido punto sulla situazione l’archeologo israeliano Dan Bahat, in Italia in questi giorni per partecipare al Festival biblico di Vicenza. Ha spiegato che «rispetto all’Antico Testamento la nostra conoscenza di Gerusalemme è cambiata totalmente con gli scavi nella collina della città di Davide, dove 
abbiamo trovato numerosi reperti sulla distruzione del 586 a.C., 
quella di Nabucodonosor», inoltre «sta tornando alla luce la città di Erode che è anche quella in cui è vissuto Gesù. 
La Gerusalemme di oggi è costruita sulla città romana che è tardiva, risale a un secolo dopo. Solo attraverso l’archeologia abbiamo potuto conoscere la città erodiana e così oggi abbiamo ritrovato quella che era la strada principale, la , il quartiere dove vivevano i sacerdoti. E poi il sistema centrale della fognatura, un’altra scoperta molto importante perché durante la rivolta contro i romani gli ebrei avevano nascosto lì dentro molte cose. Reperti che ci hanno aiutato a scoprire dettagli importanti sulla vita nel tempio».


 
Anche fuori da Gerusalemme gli scavi hanno 
aggiunto informazioni fondamentali: «Penso agli scavi a Kayafa, che è il luogo della battaglia tra Davide e Golia: si trova a Beit Shemesh, una trentina 
di chilometri a ovest di Gerusalemme. 
Abbiamo trovato un’iscrizione che cita le parole dei profeti: non fate del male 
alla vedova, proteggete gli orfani. 
Indicazioni morali che sono dei profeti più tardivi, come Isaia e Geremia. 
Sempre lì, poi, è venuto alla luce un centro di culto dell’epoca di Davide, decimo secolo a.C.: è la conferma che il suo regno era esteso 
la dimostrazione che Davide  non fu solo una figura mitologica».



Al Festival biblico però, Bahat ha parlato del Santo Sepolcro:  
«Sono molti gli elementi che mi fanno dire: questo può davvero essere il 
posto della sepoltura di Gesù. 
Archeologicamente non ha nessun senso identificare 
il sepolcro di Gesù con la Tomba del Giardino, come fanno i protestanti. 
Dobbiamo dire la verità. E secondo me è altrettanto importante 
distinguere il Santo Sepolcro da altri luoghi della vita di Gesù indicati dai francescani nel XIV secolo. Quelli sì hanno un valore solo spirituale, non storico».
Probabilmente l’archeologo si riferisce alla Via Dolorosa, come ha spiegato in una precedente intervista.

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